Prima di affacciarmi a un nuovo mondo fantasy ci ho pensato tanto. D’altronde io non sono solito leggere questo genere di libri ma la copertina de La città di ottone di S. A. Chakraborty è stupenda e alla fine mi sono buttato.
la città di ottone S. A. Chakraborty recensione
Egitto, XVIII secolo. Nahri è una giovane ladruncola che non ha mai creduto alla magia. Dopo l’incontro con Dara, un misterioso jinn guerriero, dovrà rivedere la sue posizioni.
L’ambientazione è quello che mi ha attirato di più. Le note arabe, il deserto e gli odori speziati mi hanno coinvolto sin dall’inizio seppur la lettura non sia stata scorrevole come pensavo.
Perché? Le prime 300/350 pagine sono una introduzione al mondo della Trilogia Daevabad, con spiegazioni e continui flashback, infarcita di termini arabi.
Quest’ultimi caratterizzano il contesto ma rendono frammentata la lettura. È vero, c’è un glossario alla fine ma andare avanti e indietro ogni 10 righe non è così entusiasmante (né pratico!).
Nelle ultime 200 pagine circa si comincia a definire quella che sarà la vicenda e che, presumibilmente, si svilupperà nei due sequel. E mi sembra molto suggestivo.
Il peso della parte iniziale, onestamente, si è fatto sentire e io, con la voglia di proseguire, non posso gridare al capolavoro. Per ora.
Non mi resta che continuare con la serie per vedere cosa succederà!
Voto: 7,5
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